Across the Bitter
Sea (cover) Eilís Dillon
Across the Bitter Sea

A partire dalla desolazione dell'Irlanda dopo la Grande Carestia, questo avvincente romanzo traccia le tappe della lotta per l'indipendenza irlandese, raccontata attraverso le vite di tre individui i cui destini si intrecciano: Morgan Connolly, il rivoluzionario squattrinato, Samuel Flaherty, il generoso proprietario terriero che ha profondamente a cuore la sorte del proprio paese e Alice McDonagh, la figlia della favorita che il vecchio Flaherty si era tenuto in casa. Alice ama entrambi gli uomini ma sposerà Sam. Appassionato, commovente, comico e tragico allo stesso tempo, Across the Bitter Sea è un romanzo di proporzioni epiche che abbraccia sette decadi e tre generazioni.

ESTRATTI DALLE RECENSIONI:

"Da anni non si scriveva in Irlanda un romanzo più bello o più importante di questo" (Cork Examiner)

"Un romanzo davvero notevole ... un vasto scenario di sofferenze, frustrazioni e amarezze ... una delle storie d'amore più appassionanti e convincenti che abbia letto ... un romanzo degno di Zola." (Sunday Times, Londra)

Questo libro non è ancora stato tradotto in italiano.
Il brano che segue è un campione preparato per il sito web.

Dalle prime pagine ....

Era una tiepida giornata di giugno del 1851; quella mattina, una settimana prima del matrimonio del suo figlio maggiore, Mary MacDonagh era nel campo di patate più lontano. Camminava lentamente lungo il bordo, accostata al muro, e guardava per terra come se stesse cercando il nido di una gallina traditrice. Sapeva che la gallina era morta da un pezzo; aveva trovato la carcassa in un campo dieci giorni prima, ben masticata dai ratti o dalle volpi, ma almeno era riuscita a procurarsi un alibi per quelle terribili spedizioni al campo di patate, verso il quale la spingeva un impulso irresistibile, chiedendo ai vicini se avevano visto la marrone in giro che covava. Aveva il diritto di andarla a cercare nei campi, e intanto teneva d'occhio il raccolto delle patate. I fiori erano belli, bianchi. Le foglie erano spesse e lucide. Non davano alcun segno di avvizzire, non c'era nessuna macchia marrone, nessun odore di marciume, quell'odore fetido di morte che tutta l'Irlanda aveva respirato per un periodo che era sembrato lungo una vita.

Il dosso della collina la riparava dal vento che soffiava giù dalla montagna e i profumi dell'estate la circondavano, in un miscuglio di sale, alghe, erba, rose e fiori di patate, con una forte aggiunta di sterco che proveniva dal porcile dei vicini. Era un odore di cui bearsi quello, un segno che almeno il maiale era vivo e vegeto.

Mary sapeva che i vicini la guardavano e riusciva a immaginarsi con estrema precisione la loro conversazione. In tutte le case tranne la sua erano morti in tanti, nessuno era dell'umore giusto per un matrimonio.

Eppure si sarebbero sentiti in dovere di venire, in segno di gratitudine per tutti i favori che lei aveva potuto fare agli altri. Si rendeva perfettamente conto della propria fortuna. Alzando lo sguardo verso la collina si vedevano i muri dilapidati di tante casette, dove appena sei anni prima c'erano bambini che giocavano e uomini e donne che lavoravano nei campi vicini, tra le patate maledette. Adesso i campi erano pieni di erbacce e il frontone triangolare in cima ai muri laterali delle case era sepolto sotto la paglia e i travetti marciti che erano venuti giù dal tetto. Una macchia marrone scuro, lasciata dal fumo di torba in corrispondenza del comignolo, sarebbe stata visibile fino a quando il muro restava in piedi. I più fortunati erano partiti per l'America, dopo aver affrontato piangendo il cammino desolato e ostile che li aveva portati a Galway, a Limerick e a Cork. Di quelli che erano rimasti, molti erano morti di febbre da carestia.

Traduzione di Giuliana Zeuli

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