ESTRATTI DALLE
RECENSIONI: "Un avvincente romanzo giallo di
un'autrice di prima classe" (Edinburgh Evening News)
"affascinante ... è
importante soprattutto la forza ammaliante e allo
stesso tempo delicata di questa storia." (New York
Herald Tribune) "La
signora Dillon ci presenta l'Irlanda di oggi in modo
realistico. Senza trasformare tutti i contadini in
personaggi folcloristici e lasciando che, almeno per
una volta, la tenuta padronale sia gestita in modo
efficiente in un romanzo" (Edith Shackleton, The Lady)
"L'avvelenamento di un rozzo e brutale
imprenditore di Dublino, che sta tentando di
corrompere un piccolo villaggio del Wicklow. Visto
attraverso gli occhi di una tranquilla persona di
mezz'età, povera in canna, che all'improvviso
eredita un titolo. Una composizione ben sostenuta: una
scrittura intelligente, con grande abbondanza di
particolari di sottofondo e felicemente priva dei
soliti luoghi comuni irlandesi. Bello il finale a
sorpresa." (Maurice Richardson, The Observer)
Questo libro non è ancora stato
tradotto in italiano.
Il brano che segue è
un campione preparato per il sito web.
Un brano dal Capitolo 2 ....
Quando la vide per la prima volta, Dangan House era una meraviglia. Il cancello, un po' arretrato rispetto alla strada, era dipinto di bianco e per nulla pretenzioso. La guardiola, che in realtà era una casetta a due piani, era ricoperta di vite americana verde e soffice. Davanti alla porta della casetta c'erano delle aiuole deliziose, piene di tulipani e non-ti-scordar-di-me in fiore, e una piccola cancellata che separava il giardinetto dal viale. Anche senza la spiegazione di Barne sapeva che quella era la casa di Germaine. Una donna di mezza età in grembiule bianco venne ad aprire il cancello, ed entrarono in macchina.
Ai due lati del viale di accesso il terreno saliva in un lieve pendìo. Sparse qua e là ad arte si vedevano delle querce. Miles non poteva fare a meno di ammirare, con un senso di affetto e di rispetto infinito, la lungimiranza di chi aveva piantato quegli alberi, come tanti bastoni da passeggio, così tanto tempo prima.
A metà strada lungo il viale chiese a Barne di fermarsi un momento e di spegnere il motore. Voleva ascoltare il silenzio, all'inizio così assoluto, ma poi subito pieno dei richiami degli uccelli, dei belati delle pecore e dei muggiti del bestiame. Indicando dei campi in lontananza chiese: "Sono cervi, quelli che vedo laggiù?" "Mucche di Jersey," disse Barne. "Sono parenti dei cervi. Anche quelle sono sue. Mi ero dimenticato di dirglielo. Sir Miles ne teneva sempre una quarantina." Erano passati molti, molti anni da quando c'era stata una mucca nella famiglia di Miles. La sua gioia fu completa. Quando raggiunsero la casa, alcuni minuti dopo, fu sorpreso di vedere che era costruita in blocchi di pietra calcare. Era a forma di L, alta appena due piani. Sulla destra si vedevano prati e giardini fioriti. Il viale passava accanto alla casa e continuava sulla sinistra, ma l'auto si fermò su uno spiazzo ricoperto di ghiaia davanti all'ingresso. C'erano dei grossi scalini di pietra e una porta pesante in quercia irlandese. Fu contento di vedere lo stemma dei Cogan e il loro motto scolpiti sopra l'architrave. Le finestre erano ampie e piene di sole, coi davanzali bassi, e nell'aria c'era un profumo squisito di terra, erba e fiori.
Traduzione di Giuliana Zeuli
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